3 cose strane sulla fotografia da smascellarsi la mascella

Se sei un superguru amatore evoluto o anche solo uno che si atteggia sui forum, forse questo non è il post per te. O magari si e poi vuoi commentare più sotto le inesattezze ivi contenute. Vedi tu, ci sono siti più adatti per autoerotizzarsi.

Se invece sei all’inizio, beh, ti butto lì tre cose strane che di solito si fa fatica a capire. Almeno, io ho fatto a suo tempo fatica a capirle se mai le ho capite. E ai corsi di solito qualche difficoltà salta fuori. To, così hai la strada belle e che spianata.

1- Grigio 18%

Se stiamo usando qualche semiautomatismo o addirittura siamo in “P” per professional (ma anche per Photographer) raggiungere il corretto livello di esposizione significa lasciare alla fotocamera la scelta di uno o più parametri di scatto (Tempi, apertura, sensibilità).
Questo o questi parametri vengono scelti in base alla misurazione effettuata da un esposimetro che si trova all’interno della fotocamera stessa. L’eposimetro è un affare che non fa altro che misurare la quantità di luce e non centra niente con il contatore dell’ENEL.

In particolare avete presente quei tipi strani con la sciarpa di raso, un basco e delle strane movenze che piazzano quella pallina bianca davanti al volto di una modella circondata da ombrellini bianchi anche se è una giornata di sole? Ecco, hanno in mano un esposimetro. A differenza di quello che si trova all’interno della fotocamera, questo misura la luce prima che colpisca il soggetto e si dice quindi a luce incidente. Quello all’interno della fotocamera misura invece la luce RIFLESSA dal soggetto, differenza fondamentale. Se ci pensate, che dietro la pallina del suddetto ci sia Samuel Jackson o Michael Jackson pace all’anima sua fa poca differenza: la pallina viene colpita sempre dalla stessa quantità di luce. Per quello all’interno della fotocamera vede la luce riflessa e quindi nel caso di Jacko o del mostro albino vedrà molta più luce che se ci fosse calimero.

Vabbè, l’esposimetro della fotocamera è quindi meno affidabile ma molto più pratico, sta sempre con noi, a patto di ricordarci di portare la fotocamera.

Per raggiungere quindi questo famoso livello corretto di esposizione dicevamo, la fotocamera fa affidamento a questo famoso esposimetro. Quale sia questo livello corretto di esposizione detto in parole povere ma veramente poverissime, ce l’ha scritto dentro ed è in pratica il punto che sta a metà tra la luce ajax tornato bianco più assoluta e il nero tenebra totale. Questo punto di mezzo si chiama grigio 18%.

Ok, perchè racconto tutte queste cose? Servono a comprendere lo smascellamento numero uno.

L’obbiettivo della fotocamera è di raggiungere questo livello di esposizione in ogni condizione. Se quindi una scena è illuminata “grigio 18%” tutto bene. Ma che succede quando ci allontaniamo da questo punto? La macchina e l’esposimetro questi bricconi, tentano di riportare tutto allo stesso livello.

Immaginate quindi di fotografare qualcosa grigio 18% tipo il mio volto con la tipica abbronzatura da computer o più verosimilmente un cartoncino grigio. Non fate fatica a credere che quello che otterrete sarà un’immagine completamente grigia. Supponete ora però di fotografare un muro bianco. Cosa otterrete? Lo so non ci credete ma la stessa immagine di prima.

Ecco a sto punto restano tutti piuttosto increduli ai corsi ma ancora disposti a credere. Poi chiedo però cosa succederà quando fotograferò qualcosa di completamente nero. Nonostante il trucco sia stato svelato, una buona metà della classe fa fatica anche solo a ipotizzare che la foto sarà grigia al 18%. Mah, chissà perché col bianco è più facile.

Quindi lettura esposimetrica, 18% grigio. Ci sono tutta una serie di considerazioni da fare ma non sono obbiettivo di questo post.

Rubo da uno che ne sa più di me:

Fonte: www.riccardogazzarri.it

2- Sovrasotto

Se utilizziamo qualche forma di automatismo o di semi automatismo (se ancora la parte sopra non vi ha convinti a passare in manuale) ci dobbiamo affidare all’esposimetro per il raggiungimento della corretta esposizione. Come detto prima, finchè fotografiamo robe grigie non dovremmo avere grossi problemi. Questi arrivano però tanto più ci allontaniamo dalla situazione ideale.  In particolare i rischi arrivano quando anche se il nostro soggetto è grigio (almeno dal punto di vista dell’illuminazione, magari è rosino da quello del colore) si trova su uno sfondo che si trova a un livello di illuminazione molto diverso. Ad esempio la nostra zia ottantenne che scia nuda su una parete innevata potrebbe essere un problema da esporre correttamente. Tutta la luce presente tende a trarre in inganno l’espo. E in particolare vedendo entrare parecchia luce, lo stesso tende a ridurre l’apertura o ad usare tempi più brevi con il risultato che il nostro soggetto risulta sottoesposto. Se vuoi che a zia je si vedano le minne quello che dovrai fare è quindi di dire alla fotocamera di fare entrare più luce di quanta ne ritenga necessaria, in maniera da esporre correttamente il soggetto (e le sue sizze). Smascellamento numero due: in condizioni di luce intensa sullo sfondo dobbiamo SOVRAESPORRE per avere un soggetto correttamente illuminato. Chiaramente ogni situazione va valutata a se. Tendenzialmente per i soggetti in controluce funzia così. E altrettanto tendenzialmente così facendo bruceremo lo sfondo ma non è che si hanno alternative. (o meglio si, anche parecchie ma anche questo è un altro post)

Stesso dicasi per soggetti chiari su fondo scuro naturalmente.

3- Muevete

Di solito faccio sto esperimento: prendo due allievi e li metto al centro dello studio. Uno fa da modello l’altro da fotografo. Piazzo una 5d con un 24-70 in mano a quello che fa da fotografo e gli chiedo di scattare una foto all’altro. Quello che succede è che questo NON MUOVE UN PASSO da dove si trova. Un altro concetto che risulta incredibilmente difficile da capire agli inizi è che usare una certa focale a una certa distanza produce risultati MOLTO diversi di usare una focale più lunga a una distanza maggiore o una più corta a una distanza minore. Questo a parità di porzione di inquadratura occupata dal soggetto. Cambiano parecchie cose. La profondità di campo, l’angolo visuale, la compressione dei piani. Oppure lo si capisce ma spesso non lo si usa, e si scatta così, dove si è con la focale che è capitata. Bisogna muoversi!

Provate a fare una foto a vostra sorella in maniera che il testone sia sempre grosso uguale ma avvicinandovi e allontanandovi. Guardate le differenze e smascellatevi numero 3.

 

E vabbè. L’hai trovato utile? Divertente? Sceralo ad un amico. Noioso, antipatico? Passalo a qualcuno che ti sta sulle balle, l’importante è che lo condividi a manetta!

3 commenti su “3 cose strane sulla fotografia da smascellarsi la mascella

  1. La numero 3 la dico in tutti i corsi che tengo.
    Ci sono superappassionati con corredi da 2 bilioni di petrodollari che non muovono il cu.. nemmeno a spingerli.

    Danno che ha creato la troppo massiccia diffusione degli zoom che è tra l’altro inversamente proporzionale alla quantità di conoscenza sul significato di un’ottica rispetto all’altra.

    Per questo consiglio sempre di montare un 50mm e di fotografare per un mese tutti i giorni soltanto con quello. Cool trick per riprendere in mano il senso di una focale 🙂

    Ciao !

  2. Aaaahhh il grigio 18%!!! Ora ci metto di più a fotografare, mi faccio un casino di seghe su quello che pensa e come ragiona la macchina, ma… almeno ora l’ho capita e la teoria è messa in pratica!!!

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