5 motivi per restare in azienda, non licenziarsi, non lasciare il lavoro, e non mettersi in proprio

licenziamento

Non licenziarsi? non lasciare il lavoro?

In questo vecchio post buttavo lì qualche motivo per cui l’essere attaccati in maniera succube al proprio impiego possa comportare oggigiorno, vantaggi del tutto relativi. Nello stesso post, promettevo anche il rovescio della medaglia.

Ve lo dico, questo post potrebbe deludere qualcuno.

Aggiungo e sottolineo che tutto quello che racconto nei due post è la somma di quelle che sono le mie esperienze, professionalmente e personalmente parlando: quindici anni di azienda, contratti a tempo indeterminato, sei anni da imprenditore (si fa per dire)  e ritorno, a progetto, precario prima e di nuovo indeterminato poi.
Uno con esperienze diverse potrebbe raccontarvi cose diverse, così come potrebbe fare uno sano di mente.

Si va:

1 – Il 27 del mese

Il motivo più evidente è anche il più banale: a fine mese, qualunque cosa sia accaduta, comunque tu abbia performato, puntuale come un fuso arriva l’sms del signor UBI banca o chi per esso che ti notifica l’accredito dello stipendio. Menate, riunioni, tutto il resto viene azzerato nel momento in cui sai che ti puoi comprare l’iPhone, una chitarra, il LEGO. Ammesso che li brami.
Molto più realisticamente sai che non avrai problemi con mutuo, rate della macchina, bollette. Magari ne avrai lo stesso ma comunque meno di quando ti sei bevuto il cervello a colazione e hai deciso di aprire una partita IVA. Magari invece te ne avanza per garantire ai tuoi figli un’infanzia da bambino e prendere un fiore a tua moglie. Se non ti avanza, sai comunque che il mese successivo il cinema si ripete e che se fai due conti riesci a barcamenarti. Il fatto che ci siano clienti e che questi ti paghino, non dipende dalla stagionalità, la congiuntura, la crisi economica, l’allineamento dei pianeti, l’orientamento dell’asse terrestre. (La pezzomerdaggine di taluni di questi)

2 – Non sei “così” indispensabile

Parliamoci chiaro, esistono. Tutti ne hanno incontrato almeno (più di) uno durante la propria vita professionale: il fancazzista. Personaggio in grado di inventarsi le peggio cose pur di sfuggire al proprio dovere. Tipo andare in bagno col quadernone per fingere di essere in riunione. Sono di solito gli stessi che quando hai bisogno, pare lavorino solo loro.
Ora, senza arrivare a livello, diciamo pure che se sei dipendente e un giorno c’hai mezzo scazzo, 36.8 di febbre, un’unghia incarnita, la uollera sabbata, beh puoi anche frenare un po’ che non succede nulla. L’azienda è un organismo pensato per fare a meno di te, benchè tu possa vantarti del contrario. Se pensi diversamente complimenti alla tua autostima, mi spiace per quando picchierai il faccione sulla porta a vetri.
Insomma, puoi fare cose da fantascienza per una P.IVA tipo metterti in malattia. Puoi stare a letto se hai la febbre! So che alcuni non ci crederanno ma l’ho visto con i miei occhi.

C’è anche da dire che vedo tutti i giorni mail del tipo: “Ho 40 e mezzo di febbre, mi scuso con tutti ma se non è un problema LAVORO da casa”.

Sappiamo poi altrettanto bene che la vita in azienda può voler dire sai-quando-entri-non-sai-quando-esci, lavori i prossimi due weekend, sei di presidio a Natale. Ma insomma, se hai 47 di febbre, a fare le foto a sto matrimonio ci devi andare per forza.
Allo stesso modo, puoi prenderti delle giornate per stare proprio a casa del tutto. Parliamo di settimane addirittura. Pagato. Si chiamano Ferie e incredibilmente da un po’ di tempo a questa parte, all’azienda conviene fartele fare.
Attenzione: se come me sei uno con un minimo di senso di responsabilità, anche qui, andrai al lavoro con la lebbra, ti porterai roba da fare a casa, starai al telefono mentre porti i figli in piscina, ti sentirai in colpa a chiedere ferie che non siano di sabato o domenica, persino per quell’intervento a cuore aperto a cui ti devi sottoporre da tempo.

3 – La solitudine vs La vita sociale

Lavorare in azienda vuol dire la stragrande maggioranza delle volte che non ti puoi scegliere i colleghi. Quindi se va bene sciallo ma se lavori con un cesto di crotali è inferno. Fatto sta che comunque, passi la tua giornata in mezzo ad altri, in treno, in metro, in ufficio. Non sempre è il massimo; aromi e fragranze sulle carrozze in ora di punta sono dei più svariati e pungenti.
Però, stare da soli, davanti a un computer, per 10 ore, in compagnia di Facebook, litri di caffè e Spotify, può avere però effetti devastanti su psiche e percezione della realtà.

4 – Quella simpatica agenzia…

Ecco questo è uno degli aspetti che da solo basterebbe a non mollare. Sei dipendente, hai il sostituto di imposta. Non sei esente da mazzi ma rischi di vivere piuttosto sereno. Mettiti in proprio, fai quello che devi fare, paga il dovuto: il rischio di una cartella esattoriale da sudore freddo è dietro l’angolo. Hai scritto in rosso, hai pagato 10 minuti dopo la scadenza, avevi un brufolo mentre hai fatto l’F24: bon, sei a rischio sanzione. Anticipi, IVA, Fatture, contributi, sgravi, detrazioni, una vera giungla. Se ti piace dormire sereno la notte, o provi col biancospino e la melatonina o ti cerchi un posto da dipendente.

Aggiungi che le regole cambiano ogni 76 sec. Quando ho cominciato io in regime di minimo pagavo una sostitutiva dell’IRPEF del 5%. Poi 17. Poi ho perso i requisiti per essere autonomo, poi ho perso quelli per restare artigiano. sono passato a 23%,27% progressivamente a 32% adesso pare ho ancora i requisiti da minimo.

Ma comecazzo si fa a fare impresa così?

Ma posso sapere se ogni 1.000€ ne guadagnerò 770 o 950?

Comunque la scena è questa: arriva una raccomandata. Ci sediamo in cucina. Uno fronte all’altro. “Apro io”, dico. Faccio scivolare fuori il foglio tipo quando hai cambiato due carte e speri ti entri il poker, poco a poco. “E’ una multa!!! Siiiiiiiii! E’ solo una multa da 167€ favvanbrodo!” E gioiamo saltellando come due Barbapapà che non sia equitalia, esatri o assimilati.

5 – Lessold, el dinero, la pecunia

Parliamoci chiaro: i veri soldi stanno nelle aziende grandi. Quindi o ti licenzi, ti metti in proprio, diventi un’azienda grande con tutte le menatio annesse oppure ti rassegni.
Non siamo nella silicon valley dove nel garage di casa (Ma tutti in garage vanno a diventare milionari?) puoi avviare un’azienda in tre ore e diventare miliardario dopo 3gg.
Come descritto molto bene in questo articolo, dopo mezz’ora che sei nel box ci sono in fila fuori l’ASL, l’ARPA, la GF, la DIGOS, i NAS, Mazinga, Marzullo, i Tazendas e Fedro del GF8 pronti a piazzarti i denti nella giugulare. Quindi se appena appena tra le tue priorità figura un minimo di sicurezza economica, RESTA IN AZIENDA. Si, lo so che il periodo non è dei migliori e anche a stare in azienda si rischia DABAURAAA. Quello che ribadisco è: i soldi veri stanno lì, quindi immaginatevi chi è in partita IVA come se la passa. Come non bastasse, lo stato ti manda dei messaggi chiari oggigiorno: gli 80€ in busta, il TFR in busta… se una busta non ce l’hai, ciccia. Il gettito arriva da altri canali, e lì vuole che tu stia lo stato, dove ti può controllare e ciucciare come fossi il suo ghiacciolino.

In azienda poi, ci sono i bonus. I Master business objectives. Hanno dei nomi esotici e in linea di principio sono uno strumento intelligente. Sono dei premi in denaro atti ad incentivare nei dipendenti i comportamenti che l’azienda ritiene più opportuni.

Ho delle eccedenze di salame a magazzino? Bonus in denaro a chi vende più salame che prosciutto. Voglio che i singoli venditori si ammazzino di vendite? Premio in denaro a chi vende più salami. Voglio vendere in assoluto e mi serve che la squadra lavori insieme? Premio in denaro se vendiamo più salami dell’anno scorso.
Questo in linea teorica.
La realtà è molto diversa. Periodicamente, tipicamente una volta l’anno, il tuo line manager ti chiama per dirti che hanno normalizzato e bisogna fare sinergia ed essere proattivi non reattivi e altri termini di cui disconosce il significato presi random dal bingo delle cazzate.
Il tutto, ormai lo sai già in partenza, per dirti che la tua quota personale di MBO se l’è bevuta qualcuno al casinò.
L’azienda  organizzerà poi un evento per comunicare a tutti tramite un powerpoint da 84 slide redatto dal consulente della solità società che pure gli obiettivi aziendali non sono stati raggiunti. Il tutto in un hotel 5 stelle extralusso con gran buffet, il cui costo totale avrebbe coperto l’intero ammontare dei bonus, il viaggio di ritorno in cabina letto, due puttane (cit.)
Detto questo, quattro soldi saltano sempre fuori.
In azienda poi ci sono i prepensionamenti, i package di uscita,  gli scivoli, il tfr, i mancati preavvisi, i welcome bonus.
Che tu stia entrando o uscendo dall’azienda, il rischio è che ti porti a casa dei soldi. Il fine rapporto se l’azienda è piccola.
Se l’azienda è grande ed è in crisi,  potrebbero farti un offerta che non puoi rifiutare (detto alla Marlon Brando col cotone in bocca).
Pacchetti di uscita di diverse mensilità. Io stesso ho assistito a cose che voi impiegati… Pacchetti di 48 mensilità, due anni di mobilità, un piano di outplacement (cioè ti danno in pasto a questa azienda che  ti riscrive il cv ti insegna a fare i colloqui ti piazza sta decina di interview  e ti rimette felicemente in azienda).
Non male, ho visto gente accettare e diventare musicista, salumiere, venditore di estintori, prestidigitatore, presentatore, astronauta.
Se invece sei neoassunto non è infrequente che ti paghino il cosiddetto mancato preavviso. Cioè ti danno i soldi trattenuti dalla vecchia azienda per il fatto con non hai dato le dimissioni con il preavviso previsto contrattualmente. Questo perchè naturalmente eri indispensabile e servivi subito salvo poi farti sedere tre mesi su uno scatolone in attesa che arrivino sedia, notebook e cellulare. Fatto sta che spesso manco te lo trattengono sto preavviso.

I tempi sono cambiati non è sempre e ovunque così, è chiaro, ma accade.

lasciare il lavoro
lasciare il lavoro o non licenziarsi?

 

6. Il mio personale punto di vista

Come dicevo all’inizio, insomma è un punto di vista. Un po’ forzato forse. Spesso quello dell’impiegato normalizzato. Io sono tornato da poco in azienda chi mi segue lo sa. Per scelta più che per necessità.
Quello che cerco io è la possibilità se non di divertirmi, almeno di non annoiarmi. Un lusso, ve lo concedo, soprattutto in questo periodo. La possibilità di vedere cose interessanti, sfide, persone con cui collaborare, fare squadra e da buon nerd quale sono di vedere tecnologia best of breed qualunque cosa significhi.

E’ cominciata da poco per me una nuova, grande, difficile avventura. Parto con un sacco di entusiasmo ma con molto realismo. E con la voglia (e la speranza) che ci sia la possibilità di divertirsi appunto. Vediamo, la cosa che uno deve sempre tenere presente è che ci sono delle alternative. Comportano conseguenze, belle e brutte, ma ci sono.

Alla fine le aziende sono un po’ come le donne, devi girarne un po’ per trovare quella giusta 😀 Sarà contenta mia moglie di sta frase 😛 (beh, si fino a che lei resta l’ultima)

Torta finita, cosa dovresti fare quindi? Licenziarti? Restare in azienda? Metterti in proprio?
Ci sono i pro e i contro in ognuna delle scelte (e questa è la più banale delle affermazioni).
Dipende da quali sono le tue esigenze, e da come approcci il tutto. Dalle tue attitudini, dalla propensione al rischio, dalla voglia che hai di esplorare, da quanto sei stufo o ti fa cacare il tuo lavoro,  da quanto è importante per te gratificarti col lavoro piuttosto che con la famiglia o le slot. Dipende se hai i genitori ricchi.
Dice l’americano: “Don’t do what you love, love what you do”.

E’ solo una frase da fortune cookie. Rischia di funzionare.

 

IMG_20150114_164603

 

18 commenti su “5 motivi per restare in azienda, non licenziarsi, non lasciare il lavoro, e non mettersi in proprio

  1. Così non si fa però, eh!
    Proprio ora che sto pensando di fare il grande passo, carico di entusiasmo per le cose che finalmente cominciano a girarmi benino con la fotografia, mi ritrovo a leggere questo post che mi riporta al pensiero che periodicamente mi frulla in testa:

    “ma icchè tu credi di fare???” “ma indò tu vuoi andare” “stattene bbono” “non lo fare i’ bischero”

    Proprio ora che torno da un week end pieno di prospettive abbastanza concrete….grazie eh….. 😀

    ti preferivo quando scrivevi cose piene di carica positiva, ma forse, a questo punto, credo fossero più per convincere te stesso che chi leggeva!

    un saluto

    1. In realtà io ci vedo tantissima carica positiva!
      E poi se leggi bene un post non esclude l’altro. L’ordine temporale avrebbe pure essere invertito 😉

  2. Ciao Ciccio, un altro post veramente illuminato (scusa se ci arrivo con quattro mesi di ritardo, ho scoperto solo ora il tuo blog!).
    Diciamo che questo post riporta un po’ tutti “sulla terra” ma non ci vedo niente di negativo anzi, sono considerazioni logiche e molto centrate.
    Lo spirito d’iniziativa e d’impresa in Italia sono fortemente penalizzati. Il discorso che tu fai (come giustamente e correttamente evidenziato nel post) riguarda le grandi aziende perché ti posso assicurare che nelle piccole imprese la sitazione è molto differente: ritardi di stipendi, aumenti inesistenti, premi questo sconosciuto, tutto è dovuto, lo stipendio è un lusso che non ti sei meritato ma ti è stato concesso per grazia divina… nonostante tutto anche io sono più orientato alle ragioni di questo post… per ora!

  3. Beh che dire, tutto bello !!! Si si, fichissimo tutto quello che hai scritto, peccato che ci sono una moltitudine di variabili che proprio non hai contemplato!! Mi piacerebbe ammorbarti per benino raccontandoti la mia situazione. Se riesci a darmi un minimo di speranza potrò dire che sei un geniaccio!!!! Ma ne dubito!

    Eliana

  4. già. Le aziende sono come le donne: devi girarne un po prima di trovare quella giusta. Anche adesso? anche in un periodaccio accio accio?
    sono tre anni che faccio lo stesso lavoro per tre aziende diverse. sempre a tempo determinato. A marzo mi ha assunta la seconda, a giugno (oggi) dovevo restare senza lavoro (solo con lavoretti piccoli) e riposare il cervello dopo due anni di forsennata vita solo lavorativa per incastrare tutti i lavoretti che mi sono capitati, con quelli grossi quando c’erano. Non sono MAI rimasta senza lavoro. A giugno sono entrata in questa terza grossa azienda. E…? sono implosa. Non voglio piu fare questo lavoro. L’ho capito solo ora: orari da gestirsi, è vero. Sempre in auto però. Sempre sola. Il ruolo di “presidio” del territorio per una azienda che vende (ma vuole vendere di piu), temo non faccia per me. Eppure finalmente avrei una pseduo stabilità per qualche anno. E’ come “aver sbattuto contro una porta a vetri”. Che fare?

    1. Che fare?
      Bella domanda, se lo sapessi te lo direi. Il problema è sempre quello: per sapere quanto è calda l’acqua del mare, devi sapere che tempo fa fuori.
      Bene, la cosa positiva è che “hai sbattuto”, come Neo in Matrix, hai cominciato a vedere.
      Sta a te ora, io quello che vedo è che sul piatto della bilancia, la tanto agognata stabilità, pesa meno di tutto il resto.
      Però, non mi hai detto qual è l’eventuale alternativa e se ne esiste una. Come consigliarti?

      Ciao!
      il CiCCiO

  5. Eccomi, ci sono anch’io! Giungo al tuo sito oggi per caso e già me lo sono spulciato per benino. In merito a questo post concordo con Stefano, io lavoro da oltre cinque anni in una piccola azienda e qui ti posso assicurare che la situazione è di mmm…elma! In più di cinque anni, mai visto un aumento, un premio (cos’è??), un bonus, un aumento di livello, ma neanche una cena aziendale o regali natalizi…ah per contratto non percepisco nemmeno la quattordicesima. Le ferie sono imposte e sfruttabili solo in determinati periodi dell’anno, lo stipendio mi viene dato il 10 o il 13 del mese successivo…che mi frega tanto il mutuo e la rata della macchina mi passano lo stesso sul conto il 1 del mese!! Ah aggiungo anche che il posto dista circa 2 ore da casa mia, il traffico ormai fa parte della mia vita, senza non ci so stare…è una vita d’inferno ti posso assicurare che mi fa sta facendo riflettere bene (ormai ci rifletto da 2 anni). Spendo circa 200€ al mese tra benzina e telepass…e soprattutto, nonostante la mia professionalità, e l’esperienza acquisita, non ci sono prospettive di carriera, anzi…almeno finché l’azienda sarà in mano a cugini – fratelli che non sono mai d’accordo ma tanto tra di loro non litigano, lasciano la patata bollente ai poveri dipendenti, che poi come fanno sbagliano…dimmi te che vita è questa!??
    Scusate la lunga risposta, sarò pure matta a mettermi in proprio…ma lo sono ancora di più a restare ancora attaccata qui, come un cane con la corda al palo!

    1. Linda!
      beh tu sei al punto in cui devi mollare.
      Fai qualunque cosa, vendi enciclopedie, caldarroste, la ballerina, il mago, il presentatore, l’astronauta.
      Ma devi mollare un attimo il colpo.
      Poi che continuo a dirvelo per cosa: siete giovini!!!
      Due ore da casa e 200€/mese? mi ricorda tanto qualcosa…
      a volte cacchio la risposta è lì proprio davanti ai nostri occhi… secondo me spesso manca la domanda.
      Te la faccio io: ne vale la pena?

      Ciaoooo!

  6. Ciao Massimo! grazie per la tua risposta e grazie per il “siete giovini” insomma io mica tanto…Sinceramente, no, non ne vale proprio la pena, sto valutando bene il da farsi visto che mutuo e bimbo piccolo sono comunque le uniche due cose che mi fanno stare attaccata al mio seppur misero, stipendio. I dubbi sono laceranti, ti giuro, andare o restare è il dilemma che mi sta togliendo il sonno negli ultimi tempi.
    Ma manca tutto il resto…anche quel briciolo di entusiasmo che avevo quando ho iniziato qui! Ero una saetta prima poi piano piano mi hanno ridotto al livello di autodistruzione…e depressione professionale…sto facendo un exl con i pro e i contro dell’andare VS restare e per ora gli “andare” stanno vincendo a mani basse!!!
    Sto pensando che la vita è una che forse dovrei essere più serena quando torno da mio figlio la sera (già non lo vedo tutto il giorno) vorrei essere un esempio per lui e non una che torna sempre nervosa, vessata da traffico e capi di mmmmelma e che mentre cucina smadonna…
    Bò la decisione è tosta, il mio progettino in testa ce l’ho già da tempo…vedremo da qui a breve che succederà o cosa farò succedere
    Grazie per il supporto!! anche solo scambiarsi idee e condividere timori qui, vale già molto!

  7. Piena comprensione per Linda, ho fatto anch’io il foglietto (non EXL, un classico foglietto di carta riciclato da qualche vecchia stampa da buttare)con i pro e i contro. L’ho fatto almeno TRE o QUATTRO volte. Lavoro in Aziende pubbliche, ambito Sanità, da 15 anni, ahimè. Ogni volta che me ne sono andata è stato perchè sul foglietto vincevano i pro sotto la voce “vattene” e ogni volta a distanza di un annetto o due mi sono presa virtualmente a schiaffi gridandomi nella mente “machecca**ohaifatto!”. Sono convinta che non ci sia cosa peggiore di essere un dipendente con una coscienza alle dipendenze di un ente pubblico senza coscienza, è qualcosa che ti toglie la voglia di vivere. Ho vissuto per qualche anno cercando di togliermi la sete di giustizia, pensando di avere una mission, di poter cambiare il mondo e blablabla, ho parlato con tutti, forze dell’ordine, avvocati…niente, non c’è speranza. Un avvocato con rammarico mi disse che le cause per mobbing le vince sempre l’azienda, lui stesso ne aveva vinta una per un’azienda il cui dipendente querelante aveva palesemente ragione. Ho provato una tristezza ed una rabbia così ben mescolate tra loro per quel dipendente fatto a pezzi dal sistema. Sono uscita dallo studio legale, mi sono messa in macchina, pioveva forte ed io piangevo anche di più. Mi sono persa e sono arrivata a casa dopo due ore.

    1. Alessandra, te ne sei già andata tre o quattro volte. Vuol dire che te ne puoi andare se vuoi!
      Perchè sei tornata poi? Paura? di cosa? cos’hai fatto nel frattempo?
      Se devi piangere in macchina sotto la pioggia, io credo tu abbia già tutte le risposte che ti servono…
      Sbaglio?

  8. Hola. Mi rendo conto che il mio commento scritto di getto, spinta dall’emotività, poteva essere poco chiaro…grazie per la tua risposta, è un bel gesto rispondere ai commenti secondo me, un segno di attenzione. Spiegare tutta la storia qui sarebbe troppo lungo. Cerco di sintetizzare.
    Il primo impiego era presso un’azienda ospedaliera universitaria, vincitrice di concorso, contratto full time a tempo indeterminato. Lavoro di M, orari così così, qualità della vita bassa. Lasciato con mobilità interaziendale per un’altra grossa Azienda ospedaliera. Lavoro di M, orari allucinanti, qualità della vita bassissima. Lasciato dopo sei anni, gli ultimi tre passati lavorando e studiando per laurearmi, diventare fisioterapista, fare un concorso e vincerlo: ente locale, contratto full time a tempo indeterminato. Lavoro così così, ambiente infernale, orari di M, qualità della vita infima. Perché non lascio? Per i seguenti, in ordine sparso e non di priorità:
    – il mutuo da pagare
    – l’assenza di qualcuno che paghi le bollette per me, nel caso non lo facessi io
    – la paura che, visto che ogni volta che ho cambiato è andata peggio, se cambiassi ancora potrei sprofondare ancora di più.
    – poter rimanere a casa quando ho 41 di febbre.
    L’unico modo per rendere il tutto sopportabile sarebbe avere la riduzione d’orario, e infatti sono arrivata al tuo blog digitando “come convincere l’amministrazione a concedere il part time”. Potresti fare un post sull’argomento??

  9. Ciao Ciccio, ho 34 anni e dopo 12 anni di lavoro in una piccola officina di 11 persone fra alti e bassi mi sono creato le mie abitudini e miei spazi fra orari imprevedibili , ferie ( le poche che ho fatto ) ti consentono solo di accumulare lavoro arretrato essendo la ditta chiusa solo i giorni rossi, stipendio non sempre puntuale( situazione economica aziendale sempre al limite a fine mese ) e titolare lunatico. Il lavoro invece mi piace la giornata mi vola e quello che guadagno è sufficiente x campare con moglie figlio a carico ( mia moglie a breve verrà assunta come infermiera ). ma periodicamente mi prende la fissa che in questo posto non avrò futuro , che sia un settore senza sbocchi , che tra 10 anni max o prima cmq chiuderemo perché il titolare raggiungerà l età pensionabile. Adesso tramite amicizie ho ricevuto una nuova offerta di lavoro a tempo indeterminato in un altra piccola neonata ditta da poco sul mercato , ma ho una tremenda paura di cambiare , devo comunicare la risposta entro pochi giorni .
    Le mie paure se cambio :
    Che il nuovo lavoro mi annoi chiuso in un ufficetto ( mentre adesso lavoro a contatto con i clienti )
    Solidità di una piccola ditta
    I pro se cambio :
    Orari e ferie
    Le mie paure se rimango :
    Vedo un timer di 10 anni che è partito ( non sto bene ????) e penso che con il tipo di lavoro che faccio adesso non sia facile avere altre possibilità di cambiare in futuro .
    I pro se rimango :
    Lavoro che mi piace

    Godersi il presente ( finché dura)
    Oppure
    Buttarsi alla ricerca di un futuro con più certezze ma con 1000 incognite

    1. Mah, Alessandro, per come si muove il mondo oggi, 10 anni sono praticamente infinito!
      Ma di cosa ti preoccupi! Magari non avrai pensione. Magari si. Magari sarai sotto mezzo metro di terra.
      Non hai nulla da perdere, siete già nudi dice Steve Jobs.
      Quindi che fare? Non so davvero ogni situazione è a se. Io credo solo che cambiare faccia bene e che ogni volta che cambiavo scoprivo che il lavoro che lasciavo non era così bello come credevo…
      C’è un mondo da esplorare la fuori, e si può sempre decidere di tornare a casa.
      😉

      1. Ciao Ciccio, mi sono imbattuto per caso sui tuoi post digitando ” non ne posso più – lavoro” . Pensa. Mi sono sbellicato dalle risate risate isteriche per non piangere in pubblico. È il ponte dell’Immacolata, lavoro più del solito, in pausa pranzo da solo in una pizzeria piena di famiglie con figli in visita a monumenti e piazze. I miei 2 figli a casa con mia moglie. Per di più il mio lavoro non mi è mai piaciuto per come è organizzato alla cazz d’cane ????????????. Ma poi il capo , i capi sembrano mirare proprio a frustrarti al massimo. Il fatto è che davvero è arrivato il momento di levare le tende. Sono pronto io ma chi mi sta intorno no e la cosa mi preoccupa molto perché non voglio rovinare nulla a cui tengo veramente da una parte, ma nemmeno rimanere al guinzaglio del mio lavoro così per non dispiacere agli altri. Io non ho solo dei progetti, è da qualche anno che mi sto.muovendo e ho anche la possibilità di cambiare radicalmente con un paio di lavori precari ma entusiasmanti e anche molto redditizi piuttosto che con orari e condizioni gestibili. E poi posso anche mettermi in proprio qui in Italia o in Costa d’Avorio e sarebbe fantastico in tutti e due i casi. Ma, se o non ho paura di rischiare non posso pensare solo per me o a me e basta . Comunque grazie. Per quanto mi riguarda, il post per restare in azienda è solo divertente proprio perché non riflette la.mia situazione. ????????????????

Commenta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Inizia a scrivere il termine ricerca qua sopra e premi invio per iniziare la ricerca. Premi ESC per annullare.

Torna in alto

Se resti su CiCCiO.it è perchè accetti tutta la menata sui cookies. Più info

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Chiudi e stop