5 consigli 5 per mettersi in proprio

Ad un certo punto senti “la chiamata”.
C’è una voce dentro di te che ti dice essere arrivato il momento.
Sarà che non ne puoi più di fare riunioni alle 12.30, alle 18.30, la stessa riunione tutte le volte a discutere delle stesse cose ogni volta le stesse cose, te ne esci con una minuta con degli action point che sono gli stessi dell’ultima volta. Ti sembra che il tuo lavoro non sia fare il tuo lavoro ma fare riunioni.
Oppure sei stufo di che uno che non sa nulla del suo lavoro, ancora meno del tuo, ti dica cosa devi fare e che devi farlo nel weekend o entro le 8 di stasera. E che prenda 3 volte quello che prendi tu.
O ancora, passare ogni giorno 3 ore della tua vita chiuso in una scatolina di latta che tra l’altro hai pagato l’equivalente di un anno di stipendio e che fra benzina, autostrada e parcheggio te ne costa un’altro, ti va un po’ stretto.

A conti fatti potevi passare gli ultimi due anni della tua vita sul divano a vedere CSI:NY che era uguale. Anzi meglio.
Magari non ne puoi più del caffè, si fa per dire, delle macchinette.
Prendi quello qualità ultra blue che fa schifo uguale ma costa 20c in più.
Vogliamo parlare della pausa pranzo davanti al pc?
Lo sciopero dei mezzi il venerdì o le giornate di pioggia che ci metti due ore ad arrivare?
Il treno che se passa è in ritardo e sempre zeppo?
La settimana della moda, la regina madre, la visita di Scalfaro?
Beh insomma, potrei andare avanti mille anni con la serie di motivazioni.
Fatto sta che a un certo punto ti viene la balzana idea di metterti in proprio.
Se sei un minimo sgammato pensi di aprire un gommista, di fare il parrucchiere, installare antifurto o vendere estintori.
Se come me ti sei bevuto il cervello a colazione, punti a fare il fotografo matrimonialista, aprire un diving o un chiringuito a Kingston Town.
Premetto che non accetto lamentele da gommisti e succitati sul fatto che il loro è un lavoro di merda o poco pagato e blablabla, erano solo degli esempi, sostituite con bancario, infermiere, maestro elementare o quello che preferite.
No, maestro elementare no…

Bene, lungi da me essere nulla di simile ad un consulente del lavoro ma visto che sto percorso l’ho già fatto, mi sento di dare qualche consiglio a que temerari forti di cuore che stanno per fare impresa, in tutti i sensi. Al solito sono solo i miei due cent.

Se quindi pensi di metterti in proprio:

1) Ci devi tenere proprio

Vabbè questa è la solita banalità che hai già sentito e letto mille volte. E ci sarà un motivo. Se alle 5 e mez vuoi staccare per andare a giocare a calcetto, fare un partitino con l’XBOX, guardarti un CSI, fumarti una siga accesa con l’accendino d’oro con a fianco un tavolino in vimini con sopra poso un drinks, svaccato sull’amaca sotto le palme del tuo giardino, o magari più legittimamente vuoi giocare coi tuoi bimbi o fare all’ammore con la tua fidanza, potrebbe anche essere che mettersi in proprio non sia la soluzione migliore.
Io vorrei dirti che è così ma perchè illuderti? Un bel terzo di quelli che vengono ai miei corsi di fotografia, vengono per sentirsi dire che c’è, da qualche parte, un tasto o una combinazione di tasti, qualcosa da schiacciare, da girare, che fa fare belle fotografie. Ci restano male quando racconto che sapere come srotellare è la parte più importante ma più inutile per fare belle fotografie. Quando dico che bisogna cercare la luce giusta, posizionare il soggetto e via dicendo, tanti ci restano male.

Non ci restate male: mettersi in proprio vuol dire lavorare di più, lavorare sempre. Molto spesso guadagnare di meno.

Allora perchè farlo. Beh, per i suddetti motivi. Perchè è qualcosa di tuo, che ti da la possibilità di metterti alla prova, di vedere quanto vali, di costruire qualcosa fatto-da-te-solo-da-te. Perchè ti da spesso la possibilità di gestirti il tuo tempo.

Per me lavorare in proprio significa fare colazione con la mia famiglia, portare i piccoli all’asilo e, quando non ho impegni, lavorare di notte e stare con loro dopo le 5 quando rientrano. Vuol dire stare a casa con loro quando sono malati. Vuole dire  soprattutto conoscere persone nuove, lavorare con la gente. Andare in posti diversi in orari diversi in giorni diversi.

Vuol dire non avere un capo o meglio il tuo capo sei tu. A volte non c’è capo peggiore. Il vantaggio è che puoi mandarlo a quel paese tutte le volte che vuoi, occhio se sei un tipo permaloso.

Certo c’è molta routine. Più di quella che immagini. Si tratta comunque di lavorare e se ora che sei in ufficio te ne stai leggendo sta vaccata o cazzeggi su FB, probabilmente non ce l’avrai più questo lusso, una volta che sei in proprio.

Il succo è che quindi ci devi tenere proprio.

2) Ti serve un supporto

No, non intendo una roba per poggiarci sopra le riviste sozze. Da solo non andrai da nessuna parte. Devi essere supportato da qualcuno. In primis da chi ti sta attorno. Dalla tua famiglia, la tua ragazza, i tuoi genitori, il tuo fantastico cane Gech. E spesso questo non accade. Quando ho detto ai miei che volevo aprire un negozio di strumenti musicali, è stato come dire a mio papà che tenevo della Juve e a mia mamma che erano due anni che facevo finta di andare a messa la domenica e invece mi fermavo al circolino a bere la sanguinella e mi facevo dire da quelli che uscivano chi aveva detto messa nel caso mi avesse messo alla prova.

Insomma un dispiacere della madonna (è proprio il caso di dirlo).
Probabilmente se nel frattempo non avessi cambiato idea altre 7-8 volte pensando di diventare astronauta, mago, agente segreto, presentatore o robe simili, mi avrebbero sostenuto in tutte le maniere possibili. Mi avrebbero aiutato con gli anticipi e il mio babbo mi avrebbe pitturato a sorpresa le parete del negozio. Poi sarebbe anche venuto in camera mia a dirmi con la faccia di gomma: ” O fai vinmila ad bensina” (Ho provveduto a fare rifornimento alla vettura per un totale di 20.000 lire in maniera che tu possa utilizzarla per portare le amiche al baretto)

Ecco, questo è il primo tipo di supporto che ti serve, che prima ancora di essere MOLTO utilmente materiale, è di tipo spirituale! Sapere che qualcuno crede in te o ti sostiene anche se pur credendo in te, non crede in quello che fai (!) è fondamentale.
Certo, se dovessimo aspettare che tutti sono d’accordo con noi prima di procedere con qualcosa, sarebbe il mondo piuttosto noioso in cui nessuna fa nulla di diverso e tuttovacomese.

Insomma, se tua moglie crede che tu sia un idiota perchè pensi di aprire un ristorante mentre scrivi un libro, forse non è l’idea migliore che tu abbia avuto nell’ultimo decennio. Lì hai sbagliato a sposarla ma ormai è andata. Ti serve che chi viaggia con te veda un panorama simile dal finestrino. E che anche quelli dietro che il panorama ancora non lo vedono, siano disposti a vederlo. Andrea, Valentina ne riparleremo tra anni…

3) Sarà una vera impresa

Devi metterti in testa fin da subito che metterti in proprio significa fare l’imprenditore.
Che tu pensi creare una multinazionale leader nel settore del manifatturiero con punti di presenza in 41 porti nel mondo e un fatturato di 500 milioni di eurosss o che punti a lavorare nel tuo eremo sul cocuzzolo del monte andino, quello che devi capire subito è che il tuo sará un lavoro di impresa oltre che un’impresa.
Quello che voglio dire è che se ad esempio come me vuoi diventare fotografo sappi che il tempo che passeri dietro a una macchina fotografica sarà il 10, forse 5% del tuo tempo.
Il resto trascorrerà dietro un computer tra le scartoffie, a gestire fornitori, a risolvere problemi, ad occuparti di fatture, F24, ordini, consegna via dicendo.
Inoltre una bella fetta dei tuoi impegni sarà dedicata ai tuoi clienti. Per i quali devi avere di conseguenza dedizione totale, ma questo è un altro discorso. Devi quindi avere una grossa passione per il business in se prima ancora che per la fotografia.
Se pensi di diventare fotografo perchè vuoi l’ultimo modello di fotocamera, fermati e datti uno sberlone. Invece di una 5D mkIII ti serviranno magari tre 5D primo modello. Certo se sei ricco di famiglia, hai vinto al Superenalotto o c’è papino che paga le fatture vai e apri sta partita IVA, mi chiedo cosa perdi tempo a leggere sto post.
Chiaramente ho fatto degli esempi relativi alla fotografia ma ci siamo capiti nuovamente…

4)Sei sempre al lavoro!

Gli ammerigani parlano di “Work-life balance” e ci fanno pure dei corsi.
Insomma quando sei la tua azienda il rischio è che non avendo cartellini, badge e tornelli, te ne stai a lavorare davanti a quel cacchio di computer fino alle 2.15 di lunedì notte. (a caso eh?)
Il rischio è che ti senti in colpa ad andare in vacanza, a uscire una sera con gli amici, a stare sul divano con tua moglie a pitturare il libro di monters & co con tuo figlio.

Non vedi passare il tempo e t’ammazzi di lavoro e stai sempre al telefono e non sei mai in casa. Non è semplice e rischia di essere disastroso per i tuoi affetti ancora prima che più cinicamente per il tuo business!

Datti quindi degli orari. Prendi delle abitudini, trova il modo e il tempo per staccare, pianifica delle vacanze e falle sul serio!

Se poi lavori in casa, cerca di trovarti uno spazio separato, uno dal quale quando esci smetti di lavorare e uno dove non hai dei pischelli che ti tirano per la manica per fare un’astronave o una battaglia coi monsuno o una nanetta che ti salta attorno gridando babbààà antola, mimmo, ch ch.

Mangia molta verdura, fibre e cerali, fai attività fisica e lavati i denti dopo ogni pasto principale. Non centra niente ma fa sempre la sua scena.

 

5)Devi fare i compiti a casa

Continuo a presupporre che tu non sia il giovine benestante che deve ancora trovare la propria viuzza mentre sotto papà gli spiana un’autostrada.
In questo caso, una cosa altrettanto fondamentale da capire è che il tuo business (ormai l’hai capito vero che si tratta di affari?) deve essere sostenibile. Questo vuol dire che a fine anno, quello che hai incassato – quello che hai speso – le tasse deve essere maggiore o uguale a il mutuo+la retta del nido+i soldi per la spesa+i vestiti+la benzina+le rate dell’auto e via dicendo.
Idealmente dovresti metterti via qualcosa per un sempre più incerto futuro e soprattutto per crearti un cuscinetto per le emergenze.
Se ti spacchi un braccio e non puoi lavorare? Se ti brucia lo studio? Se ti rubano una betoniera?
Se nel caso della fotografia tutto questo rischia di essere fantascienza, è comunque qualcosa che va considerato molto attentamente.
Se stai quindi pensando di uscire a fare matrimoni a 400€ e che sei un dritto perchè sbaraglierai così la concorrenza, sappi che stai ponendo le basi per la fine della tua attività.

Se invece nonostante tu abbia una partita IVA, ti faccia pubblicità vada alle fiere e tutti il resto e pensi di uscire lo stesso a 400€ perchè tanto non farai fattura e altre furberie, oltre a essere un babbazzo, sei anche un po’ un mezzo pezzo di pupù ma di questo ne parleremo in un altro post.
Comunque il bruttissimo termine angloitalianizzato è profittabilità. Devi essere profittabile, altrimenti diventerai ancora più povero, triste e odierai questo meraviglioso lavoro.

Non è questione di spillare quanti più quattrini ai tuoi clienti. Tranquillo, a quello ci pensa il mercato: se non vali un cicca nessuno ti vorrà a cifre troppo elevate. Al contrario se avrai valore da proporre e soprattutto saprai venderlo bene, ci sarà chi sarà disposto a pagarti il giusto.

 

Bon, ultimo consiglio, ora che sei un’azienda, impara a tutelare gli asset più importanti. Anche se parlo come un imbecille voglio dire una cosa seria.

Visto che sei un’azienda di una persona sola, induina qual’è l’asse più importante. La tua fotocamera? il tuo computer? Davvero sono queste le cose che fanno la differenza fra il tuo business e quello di chiunque altro? La cosa più importante sei tu.

Impara a tutelarti e preservarti. Fisicamente innanzitutto. Se non sei in forma e se ti ammali le cose cominciano a complicarsi… Impara quindi a non ammalarti come dice un mio amico. Più seriamente smetti di fumare controlla l’alimentazione e fai attività fisica.

Poi le cose più importanti: formati, impara, acquisisci, fai tuo, crea. Mettici quello che ti rende differente da tutti gli altri: te stesso. Altrimenti uno viene da te come va da un altro (che costa meno)

Boom, ho tirato il missile.

E adesso, me ne vado a letto, non prima di averne, in privato, tirato un altro.

E siccome un post non è bello senza foto:

 

Ti vuoi mettere in proprio? Vero che hai trovato sto post utilissimo? Condivilo tantissimo subitissimo! Conosci qualcuno che si vuol mettere in proprio? Povero… Però condividiglielo lo stesso! C’è uno che ti sta sulle balle? Beh cosa aspetti a condividere!!!!

28 commenti su “5 consigli 5 per mettersi in proprio

  1. scherzi? prima del tuo blog ero nel BARATRO *_* credo di essere migliorato un zinzinino (well…ma prorio un zinzinnicchio invisibile) da quando leggo ciccio.it, e non per via di consigli tecnici, ma proprio per la tua filosofia alla: “la fotografia è come il sesso, se non c’è passione, la tecnologia non aiuta”

  2. complimenti 🙂 blog simpatico nei modi e ricco di contenuti. mi ritrovo in tantissime cose che dici, avendo iniziato un percorso simile al tuo per gli stessi motivi. ti seguirò 🙂

    p.s. fotografo i gatti, i miei splendidi gatti 😀

  3. ottimo lavoro.. ben scritto e ben articolato.. solo mi chiedevo.. ma visto tutto quello che c’hai da fare.. quando cazz l’hai trovato il tempo per scrive sto poema?? LOOOOOOOOOOOOOL ciaoo

  4. Questo genere di letture mi spingerebbero a licenziarmi oggi stesso 😀 Sei forte!

    Una curiosità: ma prima di consegnare il letterone delle dimissioni, avevi già qualche ingaggio?
    Nel senso, prima di fare il grande passo avrai pur fatto altri matrimoni, no? Insomma, un minimo di esperienza e un portfolio da mostrare te l’eri fatto, immagino.
    Io assoldo amici e parenti che mi fanno da modelli/e, così faccio pratica, ma avendo fotografato un matrimonio, so moooolto bene che lo stress di quel momento è ben più intenso!!
    In pratica ti sto cercando di spillare due righe (o un simpaticissimo post 🙂 ) per sapere come hai cominciato, cosa avevi sulle spalle poco prima di prendere la decisione di fare il Professionista 🙂

    ok, ok, devo farmi gli affari miei, ho capito. 😀

    un saluto
    Gabriele

  5. Questo genere di letture mi spingerebbero a licenziarmi oggi stesso Sei forte!

    Una curiosità: ma prima di consegnare il letterone delle dimissioni, avevi già qualche ingaggio?
    Nel senso, prima di fare il grande passo avrai pur fatto altri matrimoni, no? Insomma, un minimo di esperienza e un portfolio da mostrare te l’eri fatto, immagino.
    Io assoldo amici e parenti che mi fanno da modelli/e, così faccio pratica, ma avendo fotografato un matrimonio, so moooolto bene che lo stress di quel momento è ben più intenso!!
    In pratica ti sto cercando di spillare due righe (o un simpaticissimo post ) per sapere come hai cominciato, cosa avevi sulle spalle poco prima di prendere la decisione di fare il Professionista

    ok, ok, devo farmi gli affari miei, ho capito.

    un saluto
    Gabriele Busi

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